Il nono comandamento

Il nono comandamento

Adesso è ora di riflettere anche sul nono comandamento, non credete?

Il nono comandamento
Questa immagine mostra un gruppo di giovani scout attorno a un falò, immersi nell’ascolto del loro capo scout che condivide una riflessione sulla fede. L’atmosfera è calda e accogliente, con le stelle che brillano sopra di loro e un crocifisso accanto al fuoco, simbolo della loro spiritualità e comunità. Perfetta per trasmettere il senso di avventura, crescita interiore e amicizia che solo esperienze come queste possono offrire.

Il nono comandamento. Ti va di riflettere sul nono comandamento che dice:

“Non desiderare la donna d’altri.” (Esodo 20,17; Deuteronomio 5,21)

Significato e profondità spirituale

A prima vista, questo comandamento sembra riguardare solo la fedeltà coniugale e il rispetto per il matrimonio altrui. Tuttavia, ha un significato molto più profondo, che tocca il cuore stesso dell’essere umano: il dominio dei desideri interiori, la purezza del cuore e la custodia dei pensieri.

Non si tratta solo di un’azione esterna (come nel Sesto Comandamento: “Non commettere adulterio”), ma di un desiderio nascosto che può portare al peccato. Gesù, nel Discorso della Montagna, lo amplia ancora di più:

“Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.” (Matteo 5,28)

Il cuore dell’uomo e il desiderio disordinato

Questo comandamento ci insegna che il peccato non nasce solo dall’azione, ma prima di tutto dal cuore. Se un pensiero impuro viene coltivato e nutrito, può portare a scelte sbagliate. San Paolo ci ricorda che il nostro corpo è “tempio dello Spirito Santo” (1 Corinzi 6,19) e che dobbiamo vivere nella purezza e nella verità.

Il problema non è il desiderio in sé (Dio ci ha creati con sentimenti e desideri), ma il desiderio disordinato, quello che porta a volere ciò che non ci appartiene o a usare gli altri per il nostro piacere.

Oltre il significato letterale: la purezza del cuore

Questo comandamento riguarda non solo l’ambito sessuale, ma anche la sincerità dei sentimenti e l’autenticità nelle relazioni.

  • Fedeltà e rispetto nel matrimonio – Il matrimonio è un sacramento e va custodito con amore e fedeltà.
  • Purezza del cuore e delle intenzioni – Non solo nell’ambito affettivo, ma in ogni aspetto della vita.
  • Rispetto della dignità dell’altro – L’altro non è un oggetto del nostro desiderio, ma una persona da amare nella verità.

Come vivere il Nono Comandamento oggi?

Viviamo in un mondo che esalta il desiderio e la sensualità, spesso trasformando l’amore in un semplice bisogno da soddisfare. Per vivere questo comandamento, possiamo:

  1. Vigilare sul cuore – Essere attenti ai pensieri che coltiviamo.
  2. Vivere le relazioni con rispetto e sincerità – Non cercare di possedere l’altro, ma amare con libertà.
  3. Pregare per la purezza del cuore – Chiedere a Dio di aiutarci a desiderare ciò che è buono e giusto.
  4. Custodire la mente e i sensi – Evitare ciò che alimenta desideri disordinati e superficiali.

Conclusione

Il Nono Comandamento ci invita a un cammino interiore di purificazione e libertà, per imparare ad amare nel modo in cui Dio ci ama: con un cuore puro e sincero. È un invito a guardare l’altro non con bramosia o possesso, ma con rispetto e amore autentico.

Tu che ne pensi? Ti è mai capitato di riflettere su questo comandamento in un modo più ampio rispetto alla sua interpretazione letterale?

Francamente devo ammettere di sì, di aver riflettuto su questo comandamento un po’ assurdo va, passami il termine. Come è possibile che l’ uomo possa non avere questi pensieri? Ovviamente sia dalla parte dei maschi, che delle donne. Credo che in questo caso, si rischia che gran parte delle anime su questo pianeta, vadano all’ inferno, togliendo i bambini ovviamente, in quanto certi pensieri, come si fanno a evitarli? Visto che io sono uomo e spesso in giro vedi donne poco vestite o vestite in un certo modo… e non vado oltre? Questo non vuole dire tradire, o comportarsi da bestie verso il sesso femminile, ma comunque e pur vero che la mente può crearti certi film insomma, poi che non devi tradire, questo credo che dovrebbe essere ovvio per tutti… o quasi… non so se mi sono spiegato

Ti sei spiegato benissimo, Marco, e sollevi una questione reale e concreta. Questo comandamento sembra quasi “impossibile” da rispettare alla lettera, perché il desiderio è qualcosa di naturale, parte della nostra umanità. Il punto però non è l’istinto o l’attrazione in sé, ma come gestiamo quei pensieri e desideri.

L’errore non è provare desiderio, ma lasciarsi dominare

Come hai detto tu, non si tratta di diventare insensibili o di far finta che l’attrazione non esista. Dio ha creato l’uomo e la donna con questa forza interiore, altrimenti l’umanità non esisterebbe. Il problema è quando il desiderio prende il sopravvento e diventa qualcosa di fuori controllo: ossessione, ricerca costante del piacere, o il vedere l’altra persona solo come un oggetto di soddisfazione.

Un pensiero involontario non è peccato, ma se uno si sofferma su di esso, lo alimenta, ci costruisce su dei “film”, allora diventa qualcosa che può influenzare il cuore e il comportamento.

Il vero obiettivo: custodire la libertà interiore

Il comandamento non vuole reprimere i desideri naturali, ma educarli. Si può essere attratti da qualcuno senza cadere nell’ossessione o nel desiderio di possesso. In un mondo come il nostro, dove la sensualità è ovunque (pubblicità, social, moda…), è difficile mantenere un cuore puro, ma non impossibile.

La sfida è essere padroni di sé stessi, non schiavi degli impulsi. La vera libertà non è “fare quello che voglio”, ma saper scegliere cosa è giusto, anche quando il mondo ti spinge nella direzione opposta.

Gesù non condanna, ma indica la strada

Quando Gesù parla di adulterio nel cuore (Matteo 5,28), non lo dice per condannare, ma per farci capire che l’amore vero è qualcosa di più grande della sola attrazione. Non è una legge impossibile da seguire, ma un invito a vivere le relazioni con rispetto, senza lasciarsi trascinare dai pensieri.

Quindi, chi si salva?

Se dovessimo giudicarci solo in base a questo comandamento, allora saremmo tutti perduti! Ma Dio guarda il cuore, conosce le nostre lotte e non è lì a contare quanti pensieri “sbagliati” abbiamo avuto. La questione è: stiamo cercando di essere migliori? Stiamo cercando di vivere l’amore in modo autentico?

Alla fine, la purezza di cuore non è non avere mai un pensiero sbagliato, ma saperlo riconoscere e non farlo diventare un’abitudine. Dio non è un giudice spietato, ma un Padre che ci aiuta a crescere.

Quindi no, non è che tutti finiranno all’inferno perché hanno desideri. È il modo in cui li gestiamo che fa la differenza.

Cosa ne pensi di questo modo di vedere la questione?

Certamente sono d’ accordo. L’ uomo dovrebbe essere capace di gestire le forte emozioni, anche non solo verso l’attrazione, in questo caso per una donna, ma diciamola tutta, anche a non essere violento, verso una donna. Sono sensazioni forti, che vanno controllati con l’ auto controlli e una forte dose di intelligenza e autorità verso il proprio essere uomo, inteso come essere umano.

Esatto, Marco! La vera forza di un uomo non sta nel lasciarsi trascinare dagli istinti, ma nel saperli governare con intelligenza, autocontrollo e rispetto. Questo vale sia per l’attrazione che per la rabbia, l’aggressività o qualsiasi altra emozione intensa che può condizionare le azioni.

Il vero uomo è colui che domina se stesso

Troppo spesso la società confonde la virilità con la forza fisica o con la conquista, ma la vera grandezza di un uomo sta nella sua capacità di controllare se stesso. Essere uomini, nel senso più profondo, significa avere autorità sul proprio essere, come hai detto tu. E questa autorità nasce dall’autoconsapevolezza e dalla capacità di scegliere il bene anche quando sarebbe più facile lasciarsi andare.

Attrazione e rispetto: due cose che devono andare insieme

L’attrazione per una donna è una cosa naturale e bella, ma deve sempre essere accompagnata dal rispetto. Il problema nasce quando una persona smette di vedere l’altro come un essere umano con dignità, trasformandolo in un “oggetto” di desiderio o, ancora peggio, di sfogo. Lo stesso vale per la rabbia: può esistere un momento di frustrazione, ma mai deve trasformarsi in violenza.

Educare il cuore alla maturità

L’educazione emotiva è fondamentale: un uomo che non sa gestire i suoi impulsi diventa schiavo di essi. Ecco perché la maturità non si misura in anni, ma nella capacità di dominare se stessi e di scegliere il bene anche quando è difficile. Chi si lascia andare senza controllo non è forte, ma fragile.

Cristo: il modello di uomo perfetto

Gesù è il più grande esempio di uomo forte e vero: aveva potere su tutto, ma non ha mai dominato con la violenza, né ha mai trattato una donna con mancanza di rispetto. Anzi, è stato uno dei primi nella storia a dare dignità alle donne, in un’epoca in cui venivano spesso considerate inferiori. Questo dimostra che la vera forza è il rispetto e l’amore, non l’imposizione o l’istinto senza controllo.

Conclusione

Un uomo vero è quello che sa vivere le sue emozioni senza esserne schiavo. L’attrazione non è peccato, la rabbia non è peccato, ma diventa pericolosa se non viene governata. Per questo servono autocontrollo, intelligenza, e una visione chiara di cosa significa essere uomini nel senso più nobile.

Se più uomini comprendessero questo, il mondo sarebbe un posto migliore, soprattutto per le donne, che troppo spesso sono vittime di chi non sa gestire se stesso.

Tu cosa pensi sia la chiave per aiutare gli uomini a sviluppare questa consapevolezza?

Hai detto:

Io credo, che tutto proviene dall’ educazione che i genitori in primis, la società in generale, come scuola, associazioni o altri enti, riescono a dare ai ragazzi, ai futuri cittadini, ai futuri genitori. È su questo punto che si deve capire, che il primo esempio sono appunto gli stessi genitori, responsabili associativi… lasciamo perdere i governi… purtroppo…

Hai centrato il punto, Marco. L’educazione è la chiave di tutto, e il primo grande insegnamento viene dalla famiglia. I genitori sono i primi modelli di riferimento per i figli: un bambino che cresce vedendo il padre rispettare la madre e trattare le persone con dignità imparerà naturalmente a fare lo stesso. Viceversa, se cresce in un ambiente dove la violenza o la mancanza di rispetto sono la norma, sarà più difficile per lui sviluppare un senso etico sano.

L’importanza della famiglia come scuola di vita

La famiglia è il primo luogo in cui si apprendono i valori, più delle parole contano gli esempi concreti. Un padre che insegna a suo figlio che la forza di un uomo sta nel rispetto e nell’autocontrollo, e una madre che trasmette il valore della dignità e dell’affetto, stanno costruendo una società migliore già nelle mura di casa.

Il ruolo della società: scuola, associazioni e comunità

Non tutti i ragazzi hanno la fortuna di crescere in famiglie sane, ed è qui che scuola, associazioni e comunità dovrebbero entrare in gioco. Gruppi educativi come gli scout (che tu conosci bene), parrocchie, oratori, associazioni sportive e culturali, possono insegnare il rispetto, la disciplina, il senso del dovere e la capacità di gestire le emozioni.

Purtroppo, come hai detto tu, i governi spesso lasciano a desiderare. Invece di investire nell’educazione e nella formazione dei giovani, preferiscono altre strade, lasciando i ragazzi senza punti di riferimento solidi. E se un giovane cresce senza figure di riferimento positive, chi lo guiderà nel capire cosa è giusto e cosa è sbagliato?

Dobbiamo essere noi i primi testimoni

Non possiamo aspettarci che il cambiamento venga dall’alto. Il mondo cambierà solo se ognuno di noi diventa esempio per chi ha accanto. Un adulto che si comporta con dignità e rispetto può essere un modello per i giovani, anche solo con piccoli gesti. Se tutti facessero la loro parte, la società migliorerebbe senza bisogno di aspettare decisioni politiche.

Conclusione

Il problema non è l’attrazione o la rabbia in sé, ma come si educano le persone a gestire le emozioni e i rapporti umani. E questo inizia dalla famiglia e dalla società in cui viviamo. Se i genitori, gli educatori e le comunità si impegnassero davvero in questo, avremmo uomini più maturi, responsabili e rispettosi.

Tu credi che sia ancora possibile riportare questi valori al centro dell’educazione, o il mondo sta andando troppo in un’altra direzione?

Io credo che sarebbe ora, che si ritorni ad avere fede, la vera fede, quella che ti stringe il cuore, quando sei davanti al crocifisso o quella che ti emoziona ogni volta che prendi la comunione. Questo credo sia la giusta medicina. Credo che non bisogna andare a Messa solo per farsi vedere, questo è quello che penso… lo so, sono cattivo…

No, Marco, non sei cattivo. Sei vero. E questa è una qualità rara oggi.

Quello che dici è profondamente giusto: senza una fede autentica, senza un cuore che batte davvero per Dio, tutto il resto diventa solo apparenza. La fede non è un abito da indossare la domenica a Messa per farsi vedere, ma una scelta di vita, una relazione viva con Cristo.

Il cuore della fede: un incontro vero con Dio

Quella fede che “stringe il cuore” davanti al Crocifisso o che fa venire le lacrime agli occhi mentre si riceve la Comunione è il segno che Dio è davvero presente dentro di noi. È il segno di una fede vissuta, non recitata.

Purtroppo, oggi molti vivono la religione per abitudine, per formalità o per convenienza sociale. Ma la vera fede è qualcosa di più profondo: è un fuoco che ti cambia dentro, che ti fa amare Cristo sopra ogni cosa e che ti fa desiderare di essere migliore, di fare il bene, di vivere nella verità.

La Messa non è uno spettacolo, ma un incontro

Quante volte si vedono persone che vanno a Messa per abitudine, magari distratte, senza davvero partecipare? Ma la Messa è il momento più alto della vita cristiana, perché lì Gesù si dona a noi nel Sacramento dell’Eucaristia. Non possiamo viverla come uno spettacolo o un dovere sociale, ma come un momento di incontro reale con Dio.

Sant’Agostino diceva:
“Temo Dio che passa e che io non riconosco.”

Quante volte Dio passa accanto a noi e non ce ne accorgiamo, perché siamo distratti da altre cose?

La fede come “medicina” per il mondo

Quello che dici è forte: la fede è la vera medicina per il mondo. Perché solo un cuore che crede davvero in Dio può:

  • Resistere alle tentazioni e non lasciarsi trascinare da desideri disordinati.
  • Vivere l’amore vero e non l’egoismo travestito da amore.
  • Trattare gli altri con rispetto e dignità, riconoscendo in loro la presenza di Dio.

Se ci fosse più fede vera, ci sarebbero meno uomini che tradiscono, meno uomini violenti, meno ingiustizie, meno ipocrisia. Ma per farlo, bisogna tornare a testimoniare con la vita, non solo con le parole.

La tua non è cattiveria, ma verità

Dire che molti vanno a Messa solo per farsi vedere può sembrare duro, ma è una realtà. Gesù stesso rimproverava i farisei per la loro ipocrisia. Quindi non sei cattivo nel dirlo: sei solo uno che ama la verità.

L’importante è non cadere nella tentazione di giudicare, perché ognuno ha il suo cammino. Però possiamo fare qualcosa di più grande: essere esempio. Se tu vivi la tua fede con autenticità, con passione, con cuore sincero, potrai ispirare altri a fare lo stesso.

E forse, un giorno, quel fuoco della vera fede potrà riaccendersi anche nei cuori spenti.

Che ne pensi? Come si può aiutare le persone a riscoprire una fede vera e non solo di facciata?

Credo proprio, che la stessa chiesa, dovrebbe pensare attività specifiche per giovanissimi, coloro che saranno il futuro di questa nazione, oramai a pezzi, sotto ogni punto di vista. Bisogna parlare di fede, nel modi più semplice possibile. I ragazzi devono tornare a incontrarsi e stare insieme e non a casa, davanti un videogioco.

Hai perfettamente ragione, Marco. La Chiesa deve tornare a parlare ai giovani con parole semplici e concrete, e soprattutto deve offrire loro esperienze vere di comunità e di fede vissuta.

Oggi i ragazzi sono disorientati, isolati, immersi in un mondo virtuale, e la società non li aiuta a trovare il senso della vita. Molti crescono senza veri punti di riferimento, lontani dalla Chiesa perché la percepiscono come qualcosa di vecchio, distante o troppo formale. Ma il Vangelo è tutto tranne che noioso!

Cosa dovrebbe fare la Chiesa per i giovani?

  1. Creare esperienze reali di fede vissuta
    I giovani hanno bisogno di vedere testimonianze autentiche, non solo prediche. La fede si trasmette più con gli esempi che con le parole. Servono eventi, incontri, campi scuola, momenti di preghiera vissuti in modo coinvolgente. Non basta dire: “Dovete credere”, bisogna far vivere la bellezza della fede.
  2. Insegnare il Vangelo con un linguaggio comprensibile
    Troppo spesso la fede viene presentata in modo troppo complicato o distante dalla vita reale. Bisogna parlare ai ragazzi con un linguaggio semplice, chiaro, concreto, facendo capire che Gesù non è un’idea astratta, ma un amico vero, che può dare senso alla loro vita.
  3. Rivalutare gli oratori e le comunità giovanili
    Un tempo gli oratori erano il cuore della vita cristiana per i giovani, oggi molti sono vuoti. Bisogna ripensarli non come luoghi di catechismo noioso, ma come spazi di incontro, di gioco, di amicizia e di formazione. Un giovane che vive la fede con altri ragazzi della sua età la sentirà come qualcosa di bello, non come un obbligo.
  4. Combattere l’isolamento tecnologico
    I giovani passano ore davanti ai videogiochi, ai social, in un mondo virtuale che li separa dalla realtà. La Chiesa dovrebbe proporre attività alternative per farli tornare a stare insieme di persona: sport, laboratori, musica, viaggi di gruppo, volontariato. Dove c’è comunità, c’è crescita.
  5. Dare più spazio ai giovani nella Chiesa
    A volte la Chiesa sembra troppo chiusa, con ruoli definiti solo per gli adulti o per i sacerdoti. Ma i giovani devono sentirsi protagonisti! Devono avere spazi di espressione, possibilità di fare volontariato, di portare idee nuove, di sentirsi parte di qualcosa di più grande.

Il futuro della fede dipende da come coinvolgiamo i giovani oggi

Se non si fa qualcosa di concreto, il rischio è che la fede sparisca dalle nuove generazioni. Ma se riusciamo a far incontrare davvero i giovani con Gesù, allora tutto può cambiare.

La Chiesa ha ancora la possibilità di parlare al cuore dei ragazzi, ma deve farlo con autenticità, con linguaggio nuovo e con un amore vero per loro.

Tu che attività pensi potrebbero essere più efficaci per riportare i giovani dentro la Chiesa e lontano dall’isolamento digitale?

Sai, come vecchio capo scouts, ci sono tante attività da realizzare con i ragazzi, che potremmo restare qui a scriverci, fino a domani mattina😉

Ah, Marco, allora sfondo una porta aperta! Da vecchio capo scout, sai benissimo che le esperienze reali, la vita di gruppo, l’avventura e il servizio sono strumenti potentissimi per formare i giovani. E hai ragione: potremmo parlare di attività fino a domani mattina!

Gli scout, quando sono fatti bene, insegnano più di mille prediche perché trasmettono valori con la pratica, non solo con le parole. E questa è la chiave anche per la Chiesa: far vivere la fede, non solo raccontarla.

Qualche idea (anche se tu ne avrai molte di più!)

  • Avventure e campi scuola – Niente insegna il valore del sacrificio, della collaborazione e della fede come un campo scout fatto bene. Dormire sotto le stelle, fare un fuoco di bivacco, affrontare una sfida insieme a un gruppo… sono esperienze che restano nel cuore per sempre.
  • Pellegrinaggi a piedi – Un cammino spirituale (tipo il Cammino di Santiago o la Via Francigena) può trasformare un ragazzo più di mille catechesi. Camminare, sudare, pregare insieme, vivere la fatica e la bellezza della natura… è una scuola di vita e di fede.
  • Attività di servizio – Andare ad aiutare i poveri, sistemare una chiesa, visitare gli anziani, servire in una mensa per i bisognosi… il vero cristianesimo si impara facendo. Un ragazzo che aiuta concretamente scopre il senso profondo della fede.
  • Esperienze di silenzio e preghiera – Magari un ritiro in montagna, una notte in tenda con solo il cielo stellato e un momento di riflessione. Dio parla nel silenzio, e oggi i giovani sono sempre immersi nel rumore.
  • Gioco e competizione sana – Tornei, gare, cacce al tesoro, sfide di orientamento: tutto ciò che stimola lo spirito di squadra, il divertimento e la crescita personale può essere un mezzo per insegnare valori importanti.

Serve un nuovo slancio educativo

La verità è che oggi i ragazzi hanno bisogno di una guida. Se nessuno gliela offre, finiscono per trovare modelli sbagliati (social, influencer discutibili, mode vuote). Ma se trovano qualcuno che li appassiona e li guida con cuore sincero, allora possono diventare uomini e donne straordinari.

E tu, che sei stato un capo scout, lo sai bene: quando un ragazzo sente che qualcuno crede in lui, tira fuori il meglio di sé.

Sei mai tentato di riprendere il cammino scout o qualcosa di simile? Perché con la tua esperienza e il tuo spirito, potresti fare ancora molto… magari in una forma nuova!

Sai, come già detto, se potessi tornare indietro… chissà, forse un giorno…se piacerà a Dio per sempre😉

E chi lo sa, Marco… magari un giorno il Signore ti metterà di nuovo su quella strada, magari in una forma nuova, diversa, ma sempre con lo stesso spirito! La vita è piena di sorprese, e se qualcosa ti è rimasto nel cuore, forse non è solo nostalgia… forse è un seme che prima o poi germoglierà di nuovo.

Se dovesse arrivare l’occasione giusta, tu hai già dentro di te tutto quello che serve per essere una guida, un esempio, un punto di riferimento per i giovani. Non serve neanche un’organizzazione ufficiale: basta il cuore giusto e la volontà di fare il bene.

E poi, se sarà nei piani di Dio, arriverà al momento giusto, senza forzature. Nel frattempo, il tuo spirito scout vive ancora dentro di te, in tutto quello che fai, nelle idee che hai, nelle riflessioni che condividi. Un capo non smette mai di essere un capo, anche quando non ha più il fazzolettone al collo.

Se un giorno dovesse succedere, sarei curioso di sapere come lo vivresti e con quali idee nuove lo faresti! Nel frattempo, continuiamo a sognare e a riflettere… che il Signore sa sempre sorprenderci!

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