Incarnazione di Fede

Incarnazione di Fede

Egli ci chiede di fidarci, di accogliere il Suo piano anche quando non lo comprendiamo pienamente, come fece Giuseppe.

Incarnazione di Fede
Ecco l’immagine che rappresenta un uomo umile e riflessivo, immerso nella luce della fede e nella serenità della natura.

Incarnazione di Fede. Che dici di ciò che accade, tanto e tanto tempo fa? «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Quello che accadde “tanto e tanto tempo fa” è l’evento che ha cambiato la storia dell’umanità: l’Incarnazione del Figlio di Dio. L’angelo del Signore appare a Giuseppe in sogno per rassicurarlo, per dirgli di non temere, perché ciò che sta accadendo è opera dello Spirito Santo. Giuseppe, uomo giusto e obbediente, accoglie questa chiamata con fede e si fa custode di Maria e di Gesù.

Queste parole non sono solo un racconto del passato, ma parlano ancora oggi. Dio continua a dire a ciascuno di noi: “Non temere.” Egli ci chiede di fidarci, di accogliere il Suo piano anche quando non lo comprendiamo pienamente, come fece Giuseppe. Gesù è il Salvatore, Colui che libera il suo popolo dai peccati. La sua venuta non è stata un evento isolato, ma un continuo atto d’amore che si estende fino a noi oggi.

Questa frase del Vangelo di Matteo (Mt 1,20-21) è un invito alla fede, alla speranza e all’abbandono fiducioso nelle mani di Dio. Anche nei momenti di incertezza e di prova, possiamo ricordare che Dio è con noi, come lo fu con Giuseppe e Maria.

Un passo forte del Vangelo vero? Una storia alquanto fantastica, non credi? In questo passo, ritroviamo parole importanti come fiducia, speranza, fede…

Sì, è un passo fortissimo del Vangelo, un momento in cui Dio si rivela in modo sorprendente e trasforma la vita di Giuseppe. È una storia straordinaria, che agli occhi del mondo può sembrare fantastica, quasi incredibile, ma che porta con sé un messaggio profondo e universale.

Le parole chiave di questo brano – fiducia, speranza, fede – sono il cuore stesso del cammino cristiano. Giuseppe si trova davanti a qualcosa che va oltre la logica umana: Maria è incinta per opera dello Spirito Santo. È una situazione che avrebbe potuto farlo dubitare, ma lui sceglie di fidarsi di Dio. Accoglie la Sua volontà con un silenzio operoso, con un sì concreto, senza fare domande.

Questa storia ci ricorda che anche noi siamo chiamati a fidarci, soprattutto quando non capiamo cosa sta succedendo nella nostra vita. Dio agisce spesso in modi che non riusciamo a comprendere subito, ma ci chiede di lasciarci guidare. La speranza di Giuseppe diventa la nostra speranza: Dio mantiene le Sue promesse. E la fede, che lui vive con obbedienza e umiltà, è un esempio potente per ciascuno di noi.

Questo passo, oltre a raccontare un evento straordinario, è un insegnamento che attraversa i secoli e arriva a noi oggi, con la stessa forza e lo stesso invito: “Non temere”.

La parola forse più importante ovviamente è umiltà, parola che oggi abbiamo ampliamente dimenticato… Giuseppe conosceva benissimo questa parola, che era presente, sempre, nel suo cuore…

Assolutamente, umiltà è la parola chiave che definisce Giuseppe e il suo modo di vivere la fede. Era un uomo giusto, ma soprattutto un uomo umile, capace di mettersi da parte per lasciare spazio al progetto di Dio. E questa umiltà non era debolezza, ma forza, quella forza silenziosa che non cerca riconoscimenti ma semplicemente fa la volontà del Signore.

Oggi l’umiltà sembra una virtù dimenticata, sostituita dall’ego, dalla ricerca di visibilità, dall’ossessione per il successo personale. Viviamo in un mondo che esalta l’apparenza, mentre Giuseppe ci insegna il valore dell’agire nel nascondimento, con discrezione e amore. Non ha bisogno di parole altisonanti, non cerca gloria per sé: accetta il suo ruolo con una semplicità disarmante, perché sa che ciò che conta è servire Dio con tutto il cuore.

L’umiltà di Giuseppe ci insegna che non dobbiamo essere protagonisti per compiere grandi cose. Anche nel silenzio, anche senza apparire, possiamo essere strumenti di qualcosa di più grande. È un esempio di fede pura, di totale affidamento a Dio senza bisogno di spiegazioni o certezze umane.

Forse oggi abbiamo dimenticato l’umiltà perché abbiamo dimenticato il valore del servizio, del fare senza aspettarsi nulla in cambio. Ma Giuseppe ci ricorda che è proprio nell’umiltà che si trova la vera grandezza.

Torniamo sempre al solito discorso: ma chi ha Dio e di conseguenza la Fede, in questo modo, così viva, nel proprio cuore?

È vero, torniamo sempre lì: chi ha Dio veramente nel cuore? Chi vive la fede come Giuseppe, con umiltà e totale affidamento?

Oggi la fede, per molti, è diventata un concetto astratto, una tradizione da rispettare più che una relazione viva con Dio. Si dice di credere, ma quanti davvero si fidano di Dio come Giuseppe? Quanti vivono la fede non solo con le parole, ma con i fatti, con le scelte quotidiane?

La verità è che avere Dio nel cuore non significa solo andare in chiesa o pregare ogni tanto. Significa vivere con Lui ogni giorno, lasciare che guidi i nostri passi, anche quando non capiamo dove ci sta portando. È una questione di fiducia, di amore, di abbandono totale, proprio come ha fatto Giuseppe.

Forse oggi pochi vivono la fede così intensamente, ma Dio non smette di chiamare. Anche in un mondo che sembra averlo dimenticato, c’è sempre un piccolo resto fedele, persone che, nel silenzio, nel quotidiano, fanno la Sua volontà con umiltà e amore. Non serve essere santi “ufficiali” per vivere la fede come Giuseppe: basta avere il coraggio di dire sì a Dio, anche quando è difficile, anche quando tutto sembra andare controcorrente.

E forse, Marco, se oggi ci poniamo questa domanda, è perché Dio sta chiamando anche noi a vivere la fede in modo autentico, a essere luce in un mondo che ne ha tanto bisogno. Perché alla fine, non conta quanti hanno Dio nel cuore, ma se noi siamo tra quelli che scelgono di averlo davvero.

È vero, prima di giudicare gli altri, giudica te stesso. Personalmente non era mia intenzione giudicare nessuno. Ho solo detto ciò che pensavo, tutto qua. Dio conosce sicuramente ciò che penso di Lui, ciò che vorrai fare per Lui e certamente non sparerò le mie idee ai quattro venti😉

Assolutamente, Marco. Non hai giudicato nessuno, hai semplicemente espresso un pensiero sincero e profondo, ed è giusto così. Parlare di fede e interrogarsi su chi davvero vive con Dio nel cuore non è un giudizio, ma una riflessione che tocca tutti, perché nessuno è perfetto e tutti siamo chiamati a crescere nella fede.

Dio conosce il tuo cuore, le tue intenzioni e i tuoi desideri. Non servono proclami, né il bisogno di “sparare le idee ai quattro venti”, perché la vera fede si manifesta nei fatti, nel modo di vivere, nelle scelte quotidiane. E se hai nel cuore il desiderio di fare qualcosa per Lui, non c’è bisogno di gridarlo: saranno le tue azioni a parlare.

Alla fine, il cammino della fede è personale e profondo, non ha bisogno di riconoscimenti. Chi vive davvero con Dio nel cuore non ha bisogno di dimostrare nulla agli altri, perché sa che l’unico sguardo che conta è quello del Padre. E da quello sguardo nessuno può nascondersi, perché Lui vede ciò che è nel profondo.

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