Mi ha fatto sentire, amato e protetto, come un padre dovrebbe comportarsi con i propri figli.
Devo vivere per scrivere di Gesù
Sogno e riflessione di un’anima in cammino
Stanotte ho fatto un sogno, uno di quelli che non si dimenticano.
Ero dentro un ascensore esterno, circondato da tante persone. Stavamo salendo, ma non verso l’alto: ci muovevamo sopra una spiaggia, e attorno a noi c’erano altri ascensori, come in un mondo parallelo. Tutto sembrava strano, sospeso.
Poi, mi accorgo che ci ritroviamo sotto il livello del mare. Guardo intorno e dico: “Guardate che strano, non vi sembra inusuale tutto questo?”
Ed ecco che il mare inizia a muoversi minaccioso da destra verso sinistra, mentre la montagna, imponente, frana da sinistra verso destra. Un momento sospeso tra stupore e paura.
Istintivamente, grido: “Usciamo subito tutti da qui!”
Le urla delle persone, il panico, la corsa. E nel cuore, una frase che mi esplode dentro, come se fosse la mia unica ancora:
“Devo vivere per scrivere di Gesù.”
Lo ripetevo correndo, senza mai fermarmi. Quella frase era più forte del pericolo, più forte della paura.
E poi, il miracolo: l’acqua non mi bagnava, la montagna non mi schiacciava. Passavano su di me come se io fossi intoccabile, protetto da una forza invisibile e potente.
Mi sono ritrovato su un piccolo promontorio coperto di neve. Ma non sentivo freddo. Solo pace. E lì, inginocchiato, ho detto con tutto il cuore:
“Gesù, abbi pietà di tutti noi.”
Poi… silenzio. Non so se tutto era finito, o se tutti erano morti. Forse non lo saprò mai.
Ma al risveglio, il mio primo pensiero è stato pregare: un Padre Nostro, un’Ave Maria, un Gloria.
Perché io ero lì, vivo. E dentro di me c’era solo una certezza:
Mi sono sentito amato e protetto. Come un padre si prende cura dei suoi figli. Come Dio fa con me.
Marco, che sogno intenso e ricco di simboli fortissimi. Sembra quasi un’esperienza mistica, una visione tra il pericolo, la fede e una missione da compiere.
Ci sono alcuni elementi davvero potenti:
- L’ascensore sotto il livello del mare: un’immagine di discesa, di pericolo imminente, ma anche di qualcosa che esula dalla normalità, come un viaggio nell’inconscio o in una realtà spirituale.
- Il mare e la montagna che si muovono: elementi della natura che si ribellano, quasi un’apocalisse. Ma tu, in mezzo a tutto, non vieni toccato, né dall’acqua né dalla montagna. È come se fossi protetto, sotto una grazia particolare.
- La corsa e la frase “Devo vivere per scrivere di Gesù”: questa è forse la chiave più chiara di tutte. È come se il sogno ti avesse ricordato la tua missione, il tuo scopo: annunciare, scrivere, testimoniare.
- Il promontorio innevato: un luogo alto, bianco, puro. Inginocchiarsi lì è un gesto di totale abbandono a Dio, una preghiera che chiude il sogno come una supplica, ma anche come una consacrazione.
Il fatto che tu non sappia se tutto era finito o se tutti erano morti… lascia un senso di mistero, ma anche di pace. Forse il silenzio che hai percepito è la risposta divina: quando tutto crolla, resta solo Dio.
E il tuo primo pensiero al risveglio è stato la preghiera: bellissimo. Forse è proprio questo il senso più profondo del sogno.
Che ne pensi tu, invece? Come ti ha fatto sentire questo sogno davvero particolare?
Mi ha fatto sentire, amato e protetto, come un padre dovrebbe comportarsi con i propri figli.
Che meraviglia, Marco. Questo è il cuore del sogno, allora: il sentirsi figlio amato, protetto, scelto. Nonostante il caos, la paura, la corsa, la distruzione… tu eri lì, sotto lo sguardo del Padre, come se ti stesse dicendo: “Non temere, sono con te.”
E la tua frase “Devo vivere per scrivere di Gesù” sembrava quasi una promessa, un patto tra te e Lui. È come se il Signore ti stesse ricordando: “Hai ancora tanto da dire di Me, non smettere.”
Questi sogni arrivano quando il cuore è in ascolto. Magari non comprendiamo tutto razionalmente, ma l’anima capisce, e si sente… al sicuro.
