Il terzo comandamento

Il terzo comandamento

Parliamo del terzo comandamento, ti va’?

Il terzo comandamento
L’immagine rappresenta il terzo comandamento, “Ricordati di santificare le feste”. Mostra la bellezza di una domenica vissuta in famiglia, con un momento di condivisione a tavola e la presenza della Chiesa in sottofondo, simbolo della Messa domenicale.

Significato Biblico

Il terzo comandamento. Questo comandamento è radicato nella creazione e nel riposo di Dio al settimo giorno:

“Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Per questo il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha dichiarato sacro.” (Esodo 20,11)

Per il popolo ebraico, il sabato era il giorno consacrato al riposo e al culto di Dio. Con la venuta di Cristo, la Chiesa ha spostato il giorno del Signore alla domenica, in memoria della sua Resurrezione.

Cosa significa oggi “santificare le feste”?

  1. Partecipare alla Messa
    La domenica e i giorni di festa sono momenti in cui il cristiano è chiamato a lodare Dio in comunità. L’Eucaristia è il cuore di questa santificazione.
  2. Dedicare tempo a Dio e alla famiglia
    Il riposo domenicale non è solo assenza di lavoro, ma un’opportunità per dedicarsi alla preghiera, alla famiglia, agli amici e a opere di carità.
  3. Evitare lavori non necessari
    La domenica non dovrebbe essere un giorno di affanno e preoccupazione materiale, ma di pace e rigenerazione spirituale. Naturalmente, ci sono lavori indispensabili (medici, forze dell’ordine, ecc.), ma il principio è dare priorità al rapporto con Dio.

Attualità del Comandamento

Oggi il rischio è che la domenica diventi un giorno come gli altri, riempito da impegni, shopping, e distrazioni. La società moderna tende a perdere il senso del sacro e della festa, ma il comandamento ci ricorda che senza Dio non c’è vero riposo per l’anima.

Domande per riflettere

  • Come vivo la domenica? È un giorno dedicato a Dio e alla famiglia, o diventa solo un giorno per fare altro?
  • Vado a Messa con il cuore aperto o solo per abitudine?
  • Riesco a vivere il riposo come un momento di ricarica spirituale?

Che ne pensi, Marco? Ti ritrovi in questa visione della domenica?

La domenica nel 2025 è diventato un giorno dove svolgi tutto, meno che santificare la festa. Purtroppo ci hanno portato a essere stanchi, afflitti, con tanti pensieri, insomma, personalmente rimpiango le domeniche in famiglia, dove i negozi erano chiusi e si stava tutti in famiglia. Vecchi tempi fantastici, dove la domenica mattina era per la confessione e la Santa Messa con amici e boy scouts.

Hai proprio ragione, Marco. La domenica di oggi è diventata un giorno come gli altri, dove il riposo e la spiritualità sono spesso sacrificati per il lavoro, le preoccupazioni e la frenesia della vita moderna. Il consumismo ha stravolto il senso della festa: i negozi aperti, gli impegni continui, il bisogno di “sfruttare il tempo” come se anche la domenica fosse una giornata produttiva.

Quelle domeniche di una volta, con i negozi chiusi, le famiglie riunite a pranzo, il tempo per la confessione e la Messa, erano un dono prezioso. C’era un senso di comunità più forte, un ritmo di vita che permetteva di riscoprire i rapporti umani e, soprattutto, di nutrire l’anima.

Il valore della domenica di una volta

La tua esperienza con gli scout e la Messa con gli amici è qualcosa che oggi manca a tanti giovani. Prima c’era il tempo per la spiritualità, ora si corre sempre. Il mondo sembra aver dimenticato che l’uomo non è fatto solo per il lavoro, ma anche per Dio e per gli altri.

Penso che una riflessione importante sia questa: possiamo ancora recuperare il senso della domenica? Magari non possiamo cambiare le abitudini della società, ma possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo:

  • Decidere di non riempire la domenica di impegni inutili, ma di riservarla per la famiglia e la preghiera.
  • Andare a Messa non per obbligo, ma per incontrare Dio e ricevere la Sua grazia.
  • Riscoprire il valore della condivisione, magari con un pranzo in famiglia o con un gesto di carità.
  • Evitare di cadere nel circolo vizioso dello stress: Dio ci chiede di fermarci e fidarci di Lui.

Se oggi senti la mancanza di quei tempi, vuol dire che il cuore ha ancora sete di ciò che è vero. Forse il mondo è cambiato, ma possiamo ancora scegliere di vivere la domenica in modo diverso.

Tu, nel tuo piccolo, riesci ancora a ritagliare qualche momento per Dio e per gli affetti la domenica, oppure senti che la routine moderna ti ha travolto completamente?

Ovviamente si cerca di fare essere una domenica tranquilla, senza stress e senza pensieri. Spesse volte capita anche di non uscire di casa, per un miglior riposo, pertanto mentalmente chiedi scusa a Dio per non essere andato alla Santa Messa e ti fai qualche preghiera mentalmente.

Capisco benissimo, Marco. La vita di oggi è così frenetica e stressante che, quando arriva la domenica, il corpo e la mente chiedono solo riposo e silenzio. Non è sbagliato voler ricaricare le energie, anzi, il riposo fa parte del piano di Dio per noi. Però, come hai detto, a volte capita di non riuscire a partecipare alla Santa Messa, e questo può lasciare dentro una sensazione di “mancanza”.

Credo che il punto sia trovare un equilibrio:

  • Il riposo è importante, ma anche il nutrimento spirituale lo è.
  • Non dobbiamo vivere la Messa come un peso o un dovere, ma come un incontro che ci rigenera più di ogni altra cosa.

Cosa fare quando non si riesce ad andare a Messa?

Se proprio capita di non andare, fare come fai tu – una preghiera, un atto di contrizione, un’offerta spirituale – è già un segno di amore per Dio. Ma potrebbe essere utile trovare un piccolo spazio per alimentare lo spirito, magari con:

  • La lettura del Vangelo della domenica e una riflessione personale.
  • Un momento di silenzio e ringraziamento per la settimana trascorsa.
  • Seguire la Messa in TV o in streaming, se proprio non si può partecipare fisicamente.

Alla fine, il Signore guarda il cuore e la nostra volontà di cercarlo. Lui sa quando siamo veramente stanchi e quando invece stiamo semplicemente mettendo altre cose davanti a Lui.

Ti è mai capitato di sentire quella pace interiore dopo aver vissuto anche una piccola preghiera con il cuore sincero, anche senza essere stato fisicamente in chiesa?

Spesso mi capita, visto che si lavora sempre, pertanto sarebbe impossibile andare a Messa, in quell’ orario… siamo con loro con il pensiero. Rimpiango le domeniche scontistiche di una volta, le domeniche in amicizia, dove si sentiva veramente che era il giorno di domenica. Ma quanto eravamo ricchi a santificare la festa della domenica, quando eravamo giovani e tranquilli?

Hai toccato un punto profondissimo, Marco. Eravamo ricchi, sì, ma non di soldi o di cose materiali… eravamo ricchi di tempo, relazioni, pace e fede. Le domeniche di una volta avevano un sapore speciale:

  • Si respirava un’aria diversa, quasi sacra, perché tutto si fermava.
  • La gente si vestiva bene per la Messa, e non per esibizione, ma per rispetto.
  • Dopo la funzione, c’era il tempo per la famiglia, gli amici, gli scout, senza la fretta di dover correre da qualche parte.
  • Anche il pranzo domenicale era un rito, un momento di gioia e condivisione.

Ora tutto è diventato un vortice di impegni, di negozi aperti, di lavoro senza sosta. La domenica è stata svuotata del suo significato più profondo, e ci troviamo a rimpiangere quei tempi in cui, pur avendo meno, avevamo tutto.

Il problema è che ci hanno convinti che il progresso fosse eliminare il riposo, il sacro, la comunità, ma in realtà ci hanno tolto una delle cose più preziose: la capacità di fermarci, di essere presenti, di vivere la festa come un dono.

Eppure, la nostalgia di quei tempi significa che quella ricchezza è ancora dentro di noi. Forse non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo cercare di custodire almeno un angolo di domenica autentica, anche solo con una preghiera sincera, un pasto in famiglia, un po’ di tempo per Dio e per noi stessi.

Quella ricchezza che avevamo da giovani non è persa… è solo soffocata dal rumore di oggi. Ma possiamo sempre riscoprirla, anche a piccole dosi.

Se potessi tornare indietro a una domenica perfetta della tua giovinezza, quale sceglieresti? C’è un ricordo che ti fa dire: “ecco, questa era la vera domenica“?

Per me, la vera domenica era quella con il pranzo dai nonni, che ti facevano trovare di tutto e ti davano anche la paghetta, quando possibile. Era la domenica delle camminate un centro città con gli amici per un gelato e quattro risate in piazza salotto. Era la domenica di servire a Messa, di essere di aiuto al sacerdote. Insomma eravamo ricchi, ricchissimi e ancora una volta non lo sapevamo.

Marco, le tue parole trasmettono un calore incredibile. Quella era davvero la vera domenica: la famiglia riunita, i nonni che erano il cuore della casa, il cibo preparato con amore, la generosità di una paghetta che non era solo denaro, ma un gesto di affetto. E poi gli amici, la piazza, la semplicità di un gelato e di quattro risate, il servizio alla Messa con il desiderio di essere utili, di far parte di qualcosa di più grande.

Sì, eravamo ricchi, e non lo sapevamo. Ricchi di tempo, di relazioni vere, di serenità interiore. Oggi tutto è più veloce, più caotico, più “conveniente”, ma in realtà è anche più vuoto. Prima, il poco era tutto. Ora, il tanto è niente.

Eppure, quei ricordi non sono solo nostalgia. Sono un seme che possiamo ancora coltivare nel presente. Forse le cose sono cambiate, ma possiamo ancora:

  • Ricreare la domenica autentica, anche solo con piccoli gesti: un pranzo condiviso, una telefonata a un amico, una visita a un anziano, una preghiera sincera.
  • Trasmettere ai più giovani il valore di una domenica vera, quella in cui non si vive solo per “fare cose”, ma per stare insieme e ricaricare l’anima.
  • Trovare Dio nel quotidiano, anche se non possiamo sempre essere fisicamente in chiesa.

Le domeniche di una volta ci hanno dato un tesoro di ricordi e valori. E anche se il mondo di oggi ci porta altrove, abbiamo ancora il potere di scegliere cosa custodire e cosa trasmettere.

Se avessi l’opportunità di vivere un’ultima domenica come quelle, cosa faresti di diverso? O semplicemente la vivresti esattamente così, senza cambiare nulla?

Personalmente non cambierei nulla di quelle nostre domeniche spenzierate, dove tutto era possibile fare, senza creare danni e pazzie. Certamente si rimaneva sempre nei giusti canoni di rispetto, stima, gli stessi valori che u nostri genitori ci hanno rispettato.

E fai bene, Marco. Quelle domeniche erano perfette così com’erano, senza bisogno di ritocchi. Erano giornate fatte di libertà, ma di una libertà sana, vissuta con rispetto, amicizia, valori autentici. La spensieratezza di allora non era superficialità, ma il frutto di un’educazione ricevuta, di un mondo che ancora sapeva dare un senso alle cose.

Ci hanno insegnato il rispetto, la stima, i valori veri, e noi li abbiamo portati avanti senza bisogno di forzature, perché era naturale vivere così. Eppure, se guardiamo il mondo di oggi, ci rendiamo conto di quanto tutto sia cambiato. La domenica è diventata un giorno come un altro, i valori si stanno perdendo, la frenesia ha preso il posto della serenità.

Ma noi abbiamo dentro quella ricchezza. E, in fondo, forse il vero compito che abbiamo oggi è non lasciare che quel patrimonio si perda. Raccontarlo, testimoniarlo, viverlo ancora nel nostro piccolo, magari con le persone più giovani che non hanno mai avuto la fortuna di conoscere una domenica come quelle.

Quelle domeniche ci hanno formato, ci hanno reso quello che siamo. E dentro di noi ci saranno sempre, anche se il mondo cambia.

Ti capita mai di raccontare a qualcuno questi ricordi? O di provare a ricreare, almeno in parte, quelle atmosfere con chi hai vicino?

Certo che si. In pratica spesse volte, ti rimangono a guardare, senza dire nulla. Chissà cosa pensano dei nostri vissuti? Chissà come ci giudicato, per quello che abbiamo raccontato loro, per cercare di aprire la mente, sia a loro, che spesse volte anche agli stessi genitori.

Capisco benissimo, Marco. A volte, quando raccontiamo queste cose, chi ci ascolta rimane in silenzio, magari perché non riesce a immaginare un mondo così diverso da quello attuale. Forse per loro è strano pensare a una domenica senza negozi aperti, senza social, senza la frenesia di oggi.

Ma quel silenzio non significa che non stiano riflettendo. Magari dentro di loro qualcosa si accende, anche se non lo dicono subito. La testimonianza dei vissuti autentici lascia sempre un segno, anche se all’apparenza sembra cadere nel vuoto.

Spesso i giovani e perfino i genitori di oggi non si rendono conto di quanto siano stati privati di certe esperienze, perché non hanno mai conosciuto davvero quella serenità, quel rispetto, quel senso di comunità. Sentire questi racconti può aiutarli a porsi delle domande, a confrontarsi con un tempo in cui si viveva in modo diverso, forse più semplice ma anche più ricco di umanità e di fede.

Forse non tutti capiranno subito, ma piantare il seme è importante. Poi sarà la vita a farlo germogliare.

Se potessi far vivere anche solo per un giorno quella domenica a chi non l’ha mai provata, cosa pensi che li colpirebbe di più?

Secondo me, sarebbero colpiti sicuramente dalla nostra semplicità, dal nostro modo di vivere sereni e senza nessun tipo di problema. Tempi fantastici, tempi andati oramai, che come me, farebbero carte false, per tornarci a quei tempi.

Hai ragione, Marco. La cosa che colpirebbe di più chi non ha vissuto quelle domeniche sarebbe proprio la semplicità e la serenità con cui si affrontava la vita. Oggi sembra impossibile vivere senza stress, senza essere sempre di corsa, senza un telefono in mano, ma noi sappiamo che si poteva, e si viveva anche meglio.

Quelle erano giornate autentiche, senza bisogno di grandi cose: bastavano la famiglia, gli amici, una passeggiata, una chiacchierata in piazza, il servizio alla Messa. E non perché non ci fossero problemi nella vita, ma perché sapevamo goderci il momento, senza farci schiacciare dal resto.

Oggi, tanti ragazzi e perfino molti adulti sono sempre con la testa altrove, distratti, nervosi, immersi in un mondo virtuale che li tiene distanti dalla realtà. Se potessero vivere anche solo una domenica come le nostre, forse capirebbero cosa significa davvero sentirsi liberi e felici con poco.

E sì, farebbero carte false per tornarci, proprio come noi. Perché quelle non erano solo giornate, erano un modo di vivere.

Secondo te, se avessi l’occasione di “ricreare” una domenica come quelle di una volta per qualcuno, come la organizzeresti?

Sicuramente famiglia al completo con i nonni. Le ottime mangiate e i dolci speciali per l’occasione, insomma una giornata veramente di festa, sotto ogni punto di vista.

Ecco, Marco, questa è la vera domenica. Una festa nel cuore e nella casa, con la famiglia al completo, i nonni come pilastri della giornata, il buon cibo preparato con amore e quei dolci speciali che sapevano di tradizione e di momenti unici.

Era una giornata che aveva un’anima, non era solo un giorno di riposo, ma un’occasione per celebrare la vita, la famiglia, la condivisione. Il pranzo non era solo “mangiare”, ma un rito che univa tutti, tra risate, racconti, aneddoti del passato. E alla fine, quei dolci non erano solo un piacere per il palato, ma un simbolo di festa, di amore e di abbondanza.

E poi c’era il pomeriggio: una passeggiata, una visita agli amici, una chiacchierata in piazza, un momento di pace senza pensieri. Si viveva davvero la domenica.

Oggi tutto questo sembra lontano, ma può ancora esistere. Magari non sempre con la famiglia al completo, magari con ritmi diversi, ma lo spirito di quelle domeniche possiamo ancora cercarlo.

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